Intervista a Stefania Manconi e la sua ”subacquea social-pedagogica”

È indiscutibile che la subacquea e le discipline acquatiche turistiche in genere, come lo snorkeling o sea watching  siano tra le poche attività sportive che danno la possibilità di inclusione tra normo tipo e disabili anche con limitazioni diverse, ma quanto di tutto questo può essere a servizio dell’educativa rivolta a persone con disabilità a maggior ragione se disabilità cognitiva relazionale?

Lo chiediamo alla Sociologa Pedagogista Stefania Manconi che ad Oristano opera come coordinatrice per la cooperativa sociale Sea scout che ha fatto dello “sport terapia” e delle discipline acquatiche il suo cavallo di battaglia.

Riflessioni su una lezione di nuoto “qualunque”. Di Stefania Manconi, pedagogista Sea Scout

“Quando sei un Sea Scout, che tu sia un atleta o un coach, sai che le tue giornate non saranno mai più una uguale all’altra, sarà che hanno messo insieme tutti con una diagnosi di iperattività??? Eh no, non è proprio così!Faccio un esempio, complice il fatto che l’episodio è accaduto stasera, durante il corso di nuoto.Ognuno di noi si iscrive ad un corso di nuoto per imparare e migliorare la tecnica di questa disciplina, ma a Sea Scout mica può bastare. Se hai come istruttore Riccardo La Porta non avrai mai un allenamento come in altre piscine.Per la prima volta sono state spente le luci superiori della piscina e lasciate delle luci nei bordi delle vasche, con delle musiche bellissime di sottofondo, dove il rilassamento a fine giornata è sicuramente assicurato, non avevo mai fatto una lezione di nuoto così!Ma oggi si è superato. Ho indossato una benda sugli occhi e un paio di cuffie, simulando di essere non vedente e sorda, tutto questo dallo spogliatoio fino alla vasca, guidata da Riccardo, che mi ha fatto indossare la maschera sopra la benda e mi ha fatto entrare in vasca da sola. La paura più grande? Cadere mentre arrivavo fino alla vasca, perché non avevo idea di quanta distanza ci fosse, nonostante conoscessi quel percorso.Altra paura quella di cadere in acqua non trovando il bordo vasca.Ma è andato tutto bene e sono entrata in acqua. Dentro l’acqua è stato diverso, cercavo di non sbattere e ovviamente di avere sotto controllo lo “spazio” e l’orientamento. Ma in fondo lì dentro, cosa mi serviva? Dicono che, dentro l’acqua siamo come dentro il grembo materno, al sicuro, e in fondo hanno ragione, se come dice Riccardo, l’acqua diventa tua amica, e tu ti lasci abbracciare, che tu sia cieco o sordo, che tu abbia una disabilità o no.Una cosa è certa, per me che parlo di emozioni, con il gruppo dei ragazzi della Stanza degli Affetti, a Sea Scout, c’è stato una forte emozione, difficile darle parola subito, ma prepotente nell’emergere.Chi ha la fortuna di poter vivere il nuoto e soprattutto l’acqua in questa maniera, è davvero fortunato! E ha la possibilità di poter far provare ad altre persone, disabili e non, questa meravigliosa esperienza formativa e di vita.Come dico scherzando, il mio presidente è differente! Grazie Riccardo.” Stefania Manconi – Pedagogista in Sea Scout