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Subacquea e disabilità: l’importanza della formazione.

Se rivolte a persone con disabilità, la subacquea ed il sea watching consentono di apportare innegabili benefici, sia personali che sociali: anzitutto perché l’attività fisica e lo stimolo motorio e mentale costituiscono un tassello fondamentale nel benessere psicofisico delle persone; in secondo luogo perché l’apprendimento ed il rispetto di una disciplina ben strutturata contribuirà all’inserimento sociale delle persone con disabilità.

Una mia intervista per Mondo Sommerso

Pubblicata sul numero di gennaio della rivista Mondo Sommerso. a cura di Vittorio Bianchini Da quando pratichi la subacquea e da quando ti occupi di disabilità? Ho fatto il mio primo corso sub a 13 anni nel ’86 ma solo nel 1° decennio del 2000 ho iniziato ad    interessarmi allo sport in genere accessibile per disabili, mi sono appassionato e sono ormai vent’anni che me ne occupo praticamente in maniera esclusiva, fino a farlo diventare la mia professione.. Di cosa ti occupi, qual è la tua professione? Oltre che essere un istruttore del centro formazione Sea Scout, che si occupa di formazione nel settore extraospedaliero laico con corso di bls-d, primo soccorso pediatrico, sono un trainer Wase dove mi vede referente per le attività per disabili, e ovviamente corsi subacquea, ….. Ho fondato Sea Scout nel 2010, oggi è un gruppo di asd e coop sociali che dirigo e coordino, impegnate nel campo della formazione, la disabilità e gli sport paralimpici.Gli utenti Sea Scout sono ragazze e Ragazzi con disabilità cognitivo relazionale in età maggiore che una volta diplomati impiegano il loro tempo in discipline sportive paralimpiche della Fisdir (Federazione italiana sport disabili intellettivo relazionali) per implementare le autonomie, la cura della propria persona e l’adattamento ad una vita sociale accessibile e praticabile anche al di fuori dell’ambiente familiare.. Che spazio occupa oggi nel panorama Italiano la subacquea per persone disabili? Sino ad oggi è stata utilizzata come vetrina, più un attività marginale con fare assistenzialistico soprattutto se si pensa alle disabilità cognitive, con un atteggiamento quasi concessorio se non pietistico.Se si pensa che il più delle volte, se non sempre, le disabilità vengono “trattate” come un unico settore marginale, si promuove l’attenzione alle diversità nel modo più sbagliato, senza pensare all’immane divario che c’è tra disabilità fisiche, sensoriali e cognitive, e tutte le sfaccettature create dalla frequente coesistenza tra loro e poi dall’essere individui a prescindere..Oggi ho iniziato a pensare alla persona con disabilità come un potenziale allievo  quindi come un cliente, nella sua più positiva accezione quindi dandogli tutte le attenzioni ed i servizi che spettano ad un allievo o turista pagante non ad un ospite al quale concediamo chissà quale privilegio. Quindi stiamo parlando di mercato? Assolutamente, si. In Italia nel 2020 i disabili erano 4,8 milioni, il 7,9 % della popolazione, in costante e progressiva crescita, soprattutto in riferimento alle disabilità cognitivo relazionali. Una fetta di mercato trascurata che vuole trovare l’attenzione di centri diving, club piscine e servizi turistici, che offrano opportuni ed adeguati servizi in merito a formazione e turismo.La persona e la sua famiglia, non ostante la disabilità, qualunque essa sia, vogliono il giusto equilibrio tra attenzione e dignità in qualità di potenziale clienti ed allievi. Tutto ciò senza vergognarsi proprio di questa “fetta di mercato” che potrà fare la differenza sulle sorti economiche di una categoria di esercenti che da tempo sono spesso in crisi. Quindi senza inutili perbenismi, “aprirsi alle disabilità” e specializzarsi in servizi professionali e qualitativi, in merito a formazione, turismo e sport, potrà fare la differenza sia per le scuole e centri diving che per allievi e subacquei con disabilità che potranno e vorranno scegliere dove imparare, con chi praticare la subacquea e dove andare in vacanza per farlo autonomamente od in famiglia. In tutto questo cosa fanno le agenzie didattiche? C’è chi mette una sedia a rotelle in locandina e chi si proclama “aperto alle disabilità”, e poi brevetta più istruttori ed accompagnatori che subacquei con disabilità.In Wase, Agenzia didattica per cui sono referente per i programmi formativi per disabili, ho avuto modo di sviluppare un’ampia gamma di programmi formativi differenziati per ogni tipo di disabilità a cui sono adattati, l’A.T.P. (Adapted Training Program) si articola in 8 “book” (tematiche): 1”Disabilità sport e comunicazione”, 2 “Sea Watching per persone con svantaggio intellettivo relazionale”, 3 “Subacquea e disabilità fisiche”, 4 “subacquea e disabilità sensoriali”, 5 “Subacquea e disabilità intellettiva relazionale”, 6 “patologie e peculiarità generiche invalidanti per la subacquea”, 7 “biologia marina semplificata”, e 8 “Biologia marina tattile”. Grazie a questo metodo formativo, dopo una prima e generica formazione, le tematiche vengono affrontate differentemente avendole adattate nel metodo formativo differentemente a seconda della disabilità che “accompagna il futuro subacqueo” questo è stato reso possibile grazie al coinvolgimento di pedagogisti, psicologi, educatori professionali e biologi marini, ma soprattutto grazie all’innovativa ed illuminata idea di coinvolgere attivamente uno staff di subacquei esperti che non ostante la disabilità praticano regolarmente subacquea, qui troviamo una su tutti Giada, subacquea ventiseienne con sindrome di che si immerge regolarmente in Sardegna da 5 anni, formata in Wase per poter coadiuvare i trainer nella formazione di istruttori che si vogliano specializzare come formatori di subacquei con disabilità, chi meglio di lei e dei suoi colleghi possono far capire di quali attenzioni pratiche e comunicative necessita un allievo “speciale”. Il vero obbiettivo di questo metodo formativo è quello di adottare attenzioni specifiche e speciali, nel metodo formativo, paradossalmente per normalizzare la pratica della disciplina. La Wase offre anche un servizio di gratuita consulenza e tutti i centri immersioni ed alle scuole a lei affiliate per poter rendere accessibili oltre che i programmi ed i servizi, locali e imbarcazioni, da qui un messaggio, che una subacquea accessibile alle disabilità è una subacquea più comoda per tutti. Cosa fai e come promuovi la subacquea la sua accessibilità. Sono di recente nomina in Csen(Centro Sportivo Educativo Nazionale ente di promozione sportiva), come referente nazionale per le disciplina subacquee con A.r.a. Ciò mi da l’opportunità non solo di promuovere la disciplina subacquea in genere, ma anche la sua accessibilità dando man forte a tutti i centri immersione, le Asd, e le scuole sportive subacquee per conoscere ed aggiornarsi su questo fantastico mondo, facendolo anche adeguandosi alla nuova normativa che regolamenta le Asd ampliando i propri interessi e raggio d’azione. Prossimi progetti. Il primo meeting nazionale promosso da Wase e Csen “Subacquea e disabilitò” una tre giorni ad Aprile 2023, dove i professionisti del settore subacqueo e chi opera nel …