Webinar gratuito di presentazione del corso per istruttore sub specializzato in disabilità

Mercoledì 5 aprile alle ore 21 terrò un webinar gratuito di presentazione del Corso per istruttori subacquei specializzati in disabilità.

Sarà l’occasione per ricevere tutte le informazioni sul corso, e rispondere a tutte le vostre domande e curiosità.

Il corso è programmato dal 6 all’11 maggio, a Oristano (in Sardegna).
L’iscrizione al webinar è gratuita e non vincolante.

Riflessioni su una lezione di nuoto “qualunque”. Di Stefania Manconi, pedagogista Sea Scout

“Quando sei un Sea Scout, che tu sia un atleta o un coach, sai che le tue giornate non saranno mai più una uguale all’altra, sarà che hanno messo insieme tutti con una diagnosi di iperattività??? Eh no, non è proprio così!Faccio un esempio, complice il fatto che l’episodio è accaduto stasera, durante il corso di nuoto.Ognuno di noi si iscrive ad un corso di nuoto per imparare e migliorare la tecnica di questa disciplina, ma a Sea Scout mica può bastare. Se hai come istruttore Riccardo La Porta non avrai mai un allenamento come in altre piscine.Per la prima volta sono state spente le luci superiori della piscina e lasciate delle luci nei bordi delle vasche, con delle musiche bellissime di sottofondo, dove il rilassamento a fine giornata è sicuramente assicurato, non avevo mai fatto una lezione di nuoto così!Ma oggi si è superato. Ho indossato una benda sugli occhi e un paio di cuffie, simulando di essere non vedente e sorda, tutto questo dallo spogliatoio fino alla vasca, guidata da Riccardo, che mi ha fatto indossare la maschera sopra la benda e mi ha fatto entrare in vasca da sola. La paura più grande? Cadere mentre arrivavo fino alla vasca, perché non avevo idea di quanta distanza ci fosse, nonostante conoscessi quel percorso.Altra paura quella di cadere in acqua non trovando il bordo vasca.Ma è andato tutto bene e sono entrata in acqua. Dentro l’acqua è stato diverso, cercavo di non sbattere e ovviamente di avere sotto controllo lo “spazio” e l’orientamento. Ma in fondo lì dentro, cosa mi serviva? Dicono che, dentro l’acqua siamo come dentro il grembo materno, al sicuro, e in fondo hanno ragione, se come dice Riccardo, l’acqua diventa tua amica, e tu ti lasci abbracciare, che tu sia cieco o sordo, che tu abbia una disabilità o no.Una cosa è certa, per me che parlo di emozioni, con il gruppo dei ragazzi della Stanza degli Affetti, a Sea Scout, c’è stato una forte emozione, difficile darle parola subito, ma prepotente nell’emergere.Chi ha la fortuna di poter vivere il nuoto e soprattutto l’acqua in questa maniera, è davvero fortunato! E ha la possibilità di poter far provare ad altre persone, disabili e non, questa meravigliosa esperienza formativa e di vita.Come dico scherzando, il mio presidente è differente! Grazie Riccardo.” Stefania Manconi – Pedagogista in Sea Scout

Video del mio intervento presso il Ministero della Salute

Lo scorso 7 marzo ho avuto l’opportunità di rappresentare il National Rescue Council – per il quale sono formatore e responsabile del dipartimento soccorso acquatico – durante la conferenza stampa presso il Ministero della salute. In quell’occasione ho sottolineato l’esigenza di formare i soccorritori anche nel potersi relazionare con persone con disabilità.

Sport e disabilità. Un connubio non sempre facile tra aspettative e luoghi comuni.

La subacquea e lo snorkeling sono tra le poche discipline sportive, se non le uniche, che consentono a persone con diverse disabilità di poter frequentare un ambiente altamente socializzante e stimolante, senza che si debba creare un ambiente per loro esclusivo e quindi ghettizzante.

I danni delle attività gratuite

Di Riccardo la Porta e Stefania Manconi. Voglio subito premettere che questo articolo non è a discapito delle organizzazioni di volontariato, tantomeno a discredito delle migliaia di persone che a titolo gratuito offrono il loro tempo e il loro operato nei più disparati ambiti. Spesso l’approccio a persone con disabilità o svantaggio in generale, è dettato da quel sano egoismo nel ricercare la pace dei sensi e del cuore, quella voglia di sentirci utili e importanti per qualcuno, e se questo qualcuno ne è realmente bisognoso tanto meglio. Spesso però c’è una sovrapposizione tra volontario e professionista, tra volontà e competenza, tra disponibilità e disposizione. Ed è qui che si perde il punto: a dispetto di un immediato beneficio – quello di poter usufruire gratuitamente di un servizio, di farne venir voglia o di vincere il dubbio se affrontare una spesa o no – si perde la garanzia della disponibilità futura, della ripetibilità dell’esperienza e della disponibilità di spazi e strutture. Tutto ciò accade molto spesso nel mondo della formazione sportiva, dove non è facile trovare l’opportunità di fare esperienze (prove) gratuite per portatori di handicap. Il problema spesso è che, per chi una volta “convinto” dalla prova, non c’è la possibilità di proseguire nell’esperienza o nella formazione.Di certo la maggior parte delle associazioni o realtà sportive agiscono mosse dalle più nobili delle motivazioni, ma tra loro – non troppo celate – si muovono anche grandi organizzazioni. Non ne è immune il mondo della subacquea sportiva dove, dopo l’interagire con disabili, organizzare eventi che richiamino l’articoletto di giornale e l’assessorino di turno per far due foto, rimane ben poco… Tutto ciò che è a pagamento è dunque sinonimo di qualità? NO! Non possiamo dimenticare però che la professionalità degli operatori è un investimento, di tempo e di denaro spesi nella formazione, anche per dare delle competenze e mettere a disposizione strumenti “adattati”, che hanno dei costi di reperibilità e di utilizzo. Si pensi al lavoro con le persone “speciali” e all’ulteriore preparazione che richiede. Tutto ciò che è gratis è scadente? Assolutamente no! Ma è vero che può essere un campanello d’allarme. Alla fonte di ciò che è gratis c’è sempre chi paga, e io mi chiedo sempre perché e quanto mi costa. Come accennato, nel mondo della subacquea c’è da tempo un susseguirsi di eventi ed opportunità per provare a respirare sott’acqua, come se ci volesse chissà quale capacità (e parlo da Instructor Trainer). In prima fila grandi e blasonate associazioni di settore vantano la formazione di “subacquei disabili”, ma dopo l’organizzazione di eventi, proclami e la (costosa) formazione di guide subacquee e istruttori, rimane ben poco per chi volesse realmente praticare l’attività in autonomia.La realtà è che anche chi è mosso dalle più nobili e sincere motivazioni, se non incontra una sostenibilità economica, non può garantire la continuità né la ripetibilità delle attività. In sostanza, per garantire che “Tonino”, ragazzo con sindrome di Down, pratichi la subacquea con continuità, bisogna potergli garantire una formazione adeguata, e garantirgli anche di poter praticare la disciplina tutte le volte che vuole; quindi bisognerebbe garantire a Tonino il diritto di essere cliente, ed esigere un servizio di qualità e valore adeguato al mercato!

L’inclusione nello sport

Inclusione. Bisognerebbe richiedere un patentino solo per poterla usare, questa parola. Ormai tutto è inclusivo, tutto è terapeutico. Ma poi la maggior parte delle attività “inclusive” sono assenti di persone con disabilità. Anche lo sport, spesso, è racchiuso in quella cerchia dove “il disabile” è una icona, un’insegna ad impreziosire un club e non un atleta incluso, per l’appunto, in un team sportivo. Da qui molte agenzie formative, hanno più istruttori o accompagnatori che atleti con disabilità. Uno sport o una disciplina, a mio parere, per avere una valenza di beneficio sociale, a sostegno delle autonomie, dovrebbe essere praticato almeno in contemporanea con altre discipline. In Sea Scout si predilige l’atletica ed il nuoto come sport “prestazionali” e la subacquea e lo snorkeling come discipline ludiche. Opinioni, ma le facce dei nostri atleti dicono molto…

I benefici delle pause negli sport paralimpici

Si parla spesso di sport terapia prendendo in considerazione il benessere derivante dalla pratica di un esercizio fisico. Sono sempre più convinto che sottovalutiamo il benessere derivante dai momenti di pausa, da tutto ciò che accade, o dal nulla che accade, tra un attività e l’altra. Il diritto di far nulla, di abbandonarsi ai pensieri che poco entrano nella prestazione svolta o in quella che sarà… Uscito dalla piscina e prima di andare in palestra, Tonino ama il camino e le chiacchere con i suoi amici Sea Scout, e noi “operatori”, magari un passo indietro ed in silenzio… invidia…